Torna l'incubo dei tagli boschivi selvaggi

La Regione Marche ha promulgato ormai da tempo la nuova legge forestale ma in assenza del corrispondente Regolamento la selvicoltura purtroppo è ancora aggrappata ai privilegi e all'eccessiva elasticità delle normative tecniche precedenti, note ormai in tutta Italia per la loro inefficacia rispetto al doveroso compito di salvaguardare il suolo, il paesaggio e tutti gli aspetti ecologici connessi. Così anche quest'anno si vedranno compiere tagli a raso su pendenze estreme, ad altitudini impensabili (con buona pace degli organi di controllo, in primis le Comunità Montane), e si perderanno altre centinaia d’occasioni per eseguire tagli più appropriati, avviamenti ad alto fusto, fasce di rispetto e controlli biogenetici di un patrimonio boschivo già di suo esausto e sempre più di minor qualità.


Taglio sul Campifobio (Monte Catria)

Mentre scendono frane e smottamenti e si allargano irrimediabilmente le aree calanchive, una sola tipologia di bosco si sta affermando dai fondo valle fino alla media montagna, un bosco selezionato dalla tradizione del ceduo che ha ormai reso dominanti una o al massimo due specie, soppiantando altre formazioni forestali in nome del povero commercio del legname ad ardere. Un'altra stagione silvana (speriamo l'ultima) di vaste tagliate che trasformano versanti interi, di forre e torrenti devastati, di faggete le cui esili matricine non passeranno l'inverno, di ceduazioni su acclività dell'80%, spesso al di sopra o al di sotto di una strada, mettendo a repentaglio l'incolumità di centinaia di persone. I danni delle 50 mila frane marchigiane e dei sovralluvionamenti dei fiumi, come tutti sanno, li paga la collettività, eppure appare insindacabile la forte responsabilità di un settore dove chi autorizza lo fa evidentemente con superficialità, chi controlla è poco presente sul territorio tra, mentre le imprese e i lavoratori sono soggetti sovente alle infrazioni. Considerato tutto ciò e alla luce del giro di vite messo in atto dal Governo sull'evasione fiscale, non si capisce perché si aspetti a far chiarezza sul settore della selvicoltura che pare ormai da molto tempo muoversi nel sommerso e poggiare sul lavoro nero, in barba anche alle leggi sulla sicurezza nel lavoro.

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI LUPUS IN FABULA

 

 

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